Natale 2018: la lettera di Don Ermanno
Carissimi amici,
il tempo di Avvento ci aiuta a sintonizzare la nostra mente e il nostro spirito su ciò che realmente ha valore. L’Avvento è attesa, ma attendiamo cosa?
Qualche giorno fa sono stato con i miei confratelli a visitare una chiesa scavata nella roccia nel V secolo, a qualche Km dalla nostra missione. Esperienza affascinante.
Non ho mai visto nulla di simile in vita mia: una chiesa rupestre costruita a ridosso di un precipizio che ti paralizza. Tanto per avere un’idea, uno dei giovani confratelli, tra quelli robusti e sportivi, si è rifiutato di salire dalla paura.
Spinto da non so quale forza, arrivo in cima e mi chiedo: adesso come faccio a scendere?
Perché quando sali non vedi cosa ti lasci alle spalle, ma una volta arrivato vedi tutta la profondità dell’abisso che ti sei lasciato dietro. Eppure sei salito, ti sei lasciato conquistare dall’abisso, anzi l’abisso ti ha sedotto e ti ha condotto lassù prendendosi gioco delle tue paure.
“L’abisso chiama l’abisso… Manda la tua verità e la tua luce, siano esse a guidarmi, mi portino al tuo monte santo e alle tue dimore”. Questo fa l’Avvento. Se avvento significa venuta, allora c’è qualcuno che viene, e se qualcuno viene qualcun altro l’aspetta.
L’Avvento è il tempo del desiderio, ci educa a lasciarci trascinare da desideri grandi, che addirittura superano la nostra natura. La pace e l’armonia che desideriamo non sono qualcosa di semplicemente umano, perché le desideriamo in Dio. Ma desiderare Dio non è naturale: “L’abisso chiama l’abisso al fragore delle tue cascate”: superi te stesso, sovrasti la tua stessa natura, entri in un piano superiore, dove tutto acquista un significato nuovo.
Anche se a volte ti impaurisce, come il fragore delle cascate. L’Avvento ci fa attendere cieli nuovi e terra nuova. Attraverso la bellezza della liturgia, attraverso la poesia del tempo natalizio, attraverso l’attivarsi nel fare del bene in famiglia e fuori. Tutto ci pone su un piano superiore. In mezzo a queste belle ispirazioni, io continuo il mio solito lavoro qui in Etiopia, tra libri e progetti.
Non ho niente di nuovo da dirvi, eccetto il fatto che più passano gli anni e più sento che la vita religiosa e missionaria è un quadro privilegiato dove i più grandi desideri trovano compimento. La bellezza del luogo, la semplicità della vita comunitaria, il lavoro quotidiano intessuto di preghiera, tutto aiuta ad andare in alto.
Approfitto di queste righe per ringraziarvi ancora, dell’affetto, dell’aiuto materiale che mi permette di portare avanti le mie attività e della vicinanza che ogni volta mi mostrate e che mi fa sentire a casa quando ritorno da voi.
Il Signore porti a compimento i vostri desideri e i vostri desideri siano quelli del Signore!
Un caro abbraccio,
Don Ermanno