Lettera di Don Ermanno
Addis Abeba, 20-09-24
Carissimi amici, è da poche settimane che ho lasciato l’Italia, ma mi faccio vivo di nuovo in occasione dell’ottobre missionario. Tra la fine di maggio e la metà di agosto, ho passato a Cantù un periodo più lungo del solito, durante il quale ho potuto far visita a tanti di voi. È stato per me motivo di gioia e rinvigorimento dello spirito.
Sono tornato in Etiopia e proprio da oggi la scuola ha riaperto i battenti. Quasi duemila studenti corrono e si incontrano lungo i viali, prima di mettersi in fila con ordine e cantare l’inno nazionale. Poi il silenzio scende sulla missione, accompagnando le lezioni e l’impegno dello studio. Qui i ragazzi trovano una casa, dove le relazioni sono improntate sullo stile di famiglia, un cortile dove il gioco insegna la gioia del vivere, una scuola che prepara alla vita (e non solo alla professione), un ambiente di fede dove ognuno, cristiano o musulmano che sia, viene educato a conoscere, amare e sentirsi amato da Dio.
Il mese missionario pone l’accento sulle missioni nel senso classico, ossia l’annuncio di Cristo ad altri popoli. In realtà qui in Africa Cristo è molto conosciuto e molto amato. Potrebbe essere, e ne sono convinto, che la missione oggi si ponga altri obiettivi… Nel mondo occidentale si afferma un cristianesimo di minoranza, che spesso si svela nell’incontro personale, a tu per tu, e la cui luce attinge la sua purezza direttamente dal cielo. Un noto scrittore tedesco, Hermann Hesse, ancora giovane, introducendo un profilo di San Franceso di Assisi, così esordiva: “Fin dai tempi antichi son vissuti sulla terra uomini grandi e splendenti che hanno esercitato un enorme influsso… non già mediante gesti, opere, discorsi o artifici, ma solo perché la loro vita intera pareva nata da un unico spirito grande ed armonico, come esempio luminoso e divino. Questi uomini con la sola loro vita si sono resi indimenticabili maestri e soggiogatori di cuori. Furono anime infuocate e possenti, arse da un’intensa sete di infinito e di eterno. La vita di un uomo straordinario vissuta in questo modo non è che un ritorno all’inizio della creazione e un saluto appassionato del paradiso di Dio… In questo modo hanno portato Dio più vicino a tutti gli uomini e reso il mistero della creazione nuovamente degno e caro”.
Non uomini grandi e splendenti, ma occorre trovare chi, anche in questo periodo della storia, sappia con amore e sapienza sollevare il velo delle cose. Questo dovremmo essere noi, passando per questa valle terrena: messaggeri che svelano la “sapienza che scende dall’alto” e rendono il mistero della creazione di nuovo degno e caro. Forse occorre un totale naufragio prima di raggiungere l’inatteso porto della pace. Forse occorre una sofferenza grande che ci abiliti a scrutare gli abissi profondi dei disegni divini, facendo il punto sulle cose con chiarezza superiore ed ispirata.
Forse allora molti grideranno: “Signore, salvaci” e arriveranno al porto sospirato della pace. È nostro compito, sostenuti dalla Grazia, custodire e indicare questa sapienza divina che svela il segreto del mondo.
Quanto a me, sto bene. Passo il mio tempo tra i ragazzi della scuola e lo studio. In queste settimane sto seguendo alcuni malati, tra i quali una bambina affetta da una scoliosi molto debilitante. Ha delle costole che le premono sui polmoni e non le permettono di respirare bene. Stiamo cercando di metterla in forma in quanto a peso, perché possa essere operata. Sto seguendo anche la ristrutturazione di una scuola materna, i cui lavori sono già in stato avanzato.
Mi sto dedicando allo studio di alcune lingue che in qualche modo hanno influito sulla cultura etiopica: il greco moderno (con ripasso di quello antico) e l’arabo. Non sono lingue tra le più facili, ma la cultura orientale mi ha sempre affascinato. È pur vero che conosco bene l’amarico, lingua semitica molto affine all’arabo e all’ebraico. Nella mia vita da missionario, anche nelle situazioni più disagiate, non ho mai smesso di leggere ed aggiornarmi.
Vi mando un caro saluto… Dio custodisca la vostra gioia, doni luce e sapienza sulle cose umane, che sono finestra di quelle divine. Un fraterno abbraccio.
Don Ermanno