Lettera dall’Etiopia
Carissimi amici e benefattori, è cominciata la Quaresima, tempo di riflessione e preghiera, di conversione e conoscenza profonda di Dio. Siamo invitati ad entrare in noi stessi, per trovarvi la luce e il calore della Trinità. Siamo invitati anche ad uscire da noi stessi, facendoci vicini a coloro che hanno sete del nostro amore.
Sono due movimenti indispensabili. Il primo è entrare in noi stessi, rinnovare la nostra fede così che i nostri occhi possano intravvedere la fonte d’acqua preparata da sempre per ciascuno di noi, la vita e la pace di Dio: “Chi ha sete venga a me e beva, colui che crede in me, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno”. L’oggetto del vedere diventa poi oggetto di desiderio e di volere: “Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così la mia anima anela a Te o Dio”. E infine la nostra anima si perde nell’oggetto del suo desiderio fino a consumarsi in Dio: “Che io non viva più per me, ma per Te solo”. Credere, volere, amare. Fede, speranza, carità.
Avete mai provato a pregare così, anche solo per pochi minuti? Cinque minuti al credere, cinque al volere, cinque all’amare. Credo in Te, desidero Te più di ogni altra ricchezza, amo Te più di ogni altra creatura. Vi invito a provarci, nel segreto della vostra camera o in chiesa o di fronte ad un paesaggio naturale. Dio ha preparato grazie senza numero per ciascuno di noi.
Il secondo movimento è l’uscita da noi stessi. Aprire la porta di casa e andare incontro a chi soffre, all’anziano solo, al malato che non spera più, alla donna che ha un matrimonio infelice, al giovane disorientato, a chi ha il cuore ferito… Se abbiamo bevuto con abbondanza alla sorgente della vita, ogni nostro gesto e parola diventa olio profumato e medicina efficace.
Ma vengo alla nostra missione (anche qui ci stiamo impegnando ad uscire da noi stessi). Abbiamo ospitato i primi tre ragazzi che abiteranno con noi nel periodo scolastico: Michele, Angelo e Giuseppe (in amarico Michael, Melaku, Yosef). Così, mentre le costruzioni vanno avanti, mattone su mattone, cresce anche la nostra famiglia, allargandosi ai ragazzi più bisognosi della nostra zona. A loro offriamo una casa dove vivere in spirito di famiglia, un luogo di studio dove prepararsi al futuro, il gioco che allieta le loro giornate, e una chiesa dove incontrare Dio. Sono i primi frutti del nostro lavoro.
L’ostello è ancora in costruzione, ma i lavori procedono bene. Usiamo un sistema costruttivo originale: mattoni fatti da noi, in parte con la terra della nostra missione, con aggiunta di sabbia e cemento. A questo scopo ci è stata regalata una pressa manuale che produce mattoni e che ci servirà a diffondere attorno a noi questo stile di costruzione, ecologico, esteticamente bello e alla portata delle tasche della nostra gente. In quest’opera l’assistenza dell’Onlus Mattone su Mattone è di fondamentale aiuto. Insieme all’ostello abbiamo messo mano anche alla seconda parte della recinzione, per la quale provvidenziale è stato l’aiuto di una persona straordinaria, Giorgio Isella, geometra di Varese.
Vi informo poi che è arrivato il camion Iveco e il trattore Landini per la cui spedizione avete collaborato tutti voi. Abbiamo affrontato spese ingenti, ma d’ora in poi questi mezzi serviranno alla missione quali mezzi di sussistenza. Aggiungo che il nostro vescovo mi ha chiesto di impegnarmi nella costruzione di una chiesa non lontano dalla mia missione. Ho esitato in un primo momento, ma poi, sapendo che i denari verranno (la Madonna e San Giuseppe non vengono mai meno), ho accettato. Don Bosco realizzava opere ben più grandi con le tasche vuote: perché temere?
Vi ricordo sempre con grande affetto e gratitudine. Quando vengo a Cantù è come se ritornassi alle cose della mia infanzia e mi sembra in qualche modo, non so come, di respirare un’aria che mi rigenera. Ricordo particolarmente coloro che si sono affidati alla mia preghiera: ho tempo per ciascuno di voi. Vi mando un caro abbraccio e vi chiedo di essermi vicino nella preghiera anche voi, ciò che conta davvero.
E non dimenticatevi: credere, volere, amare…
Vostro in Maria. Abba Ermanno